La grande eredita' della Rosa gigantea

Conveniunt Rebus Nomina Saepe Suis' (Spesso i nomi sono adatti alle cose a cui appartengono)

Rosa giganteaRosa giganteaSi ritiene che la R. gigantea sia stata scoperta da Sir George Watt nel 1882 presso Manipur, ad un'altitudine di 2300 metri. Alla pianta venne dato inizialmente il nome di R. macrocarpa ('dai grandi frutti'), variato in seguito in R. xanthocarpa ('dai frutti gialli'); curiosamente lo scopritore non pubblicò nessuna descrizione a riguardo.


Nel 1888 Sir Henry Collett potè apprezzare un esemplare di rosa apparentemente sconosciuto, cresciuto oltre i 700 metri di altitudine presso Shan Hills, Burma, e dal quale rimase profondamente impressionato. La pianta era visibile a notevole distanza: simile ad una magnolia, si estendeva considerevolmente attraverso la vegetazione avvinghiandosi agli alberi circostanti, arrampicarsi ad altezze superiori ai 25 metri per poi far ricadere i rami fioriti come festoni, ricolmi di fiori bianco-crema. Tali fiori potevano raggiungere anche i 15 centimetri di diametro ed oltre; a sorreggere una tale enormità provvedeva un vero e proprio tronco di 50 cm di diametro.

Collett decise quindi di raccogliere alcuni campioni che furono dapprima inviati ai giardini botanici di Calcutta e di Kew, quindi inoltrati al Prof. François Crèpin, tassonomista belga. Costui per primo ne pubblicò una descrizione, identificando il materiale raccolto sotto il nome di R. gigantea ('rosa dei giganti'), denominazione suggerita dallo stesso Collett. Secondo la ipotesi formulata da Crèpin, la R. gigantea di Collett e la R. xanthocarpa di Watt erano due espressioni della stessa pianta; comunque tale opinione non venne mai condivisa da Watt, il quale preferiva credere che le due piante fossero distinte e che la R. gigantea fosse piuttosto un ibrido derivante da R. chinensis.

Per un certo periodo si è ritenuto che le differenze morfologiche individuate da Watt, come il possedere 7-9 foglioline invece di 5-7 ed avere fiori di colore piu' scuro, potessero essere inconsistenti.

In particolare e' stato notato che le R. gigantea che vivono alle quote piu' alte, quindi in condizioni di temperatura più bassa, tendono ad avere una colorazione più intensa del fiore. Mentre le gelate sono pressochè sconosciute presso Shan Hills, dove è stata rinvenuta la R. gigantea, la R. xanthocarpa è stata raccolta in Manipur ad una considerevole altezza, dove il clima e' certamente più rigido; ciò potrebbe spiegare il mistero se non fosse che un'altra autorità nelle R. gigantea, l'ibridatore H.cayeux, sostenne la prospettiva di Sir Watt.

Attualmente si ritiene che entrambe le varietà siano sotto-specie di R. chinensis. La cosa può sembrare apparentemente difficile da credere, rammentando i bassi cespugli di 'Old Blush' dal fiore doppio che abbiamo in giardino; tuttavia le R. chinensis spontanee sono piante a fiore semplice che crescono notevolmente, e non è raro che raggiungano i 6 m di altezza. Crèpin era fermamente convinto che gli incroci di R. gigantea avrebbero potuto rivelarsi si maggior pregio rispetto a quelli ottenuti con R. chinensis, in virtù del fatto che la prima combinava bellezza del fogliame a fiori di grandezza ineguagliabile; per questo si prodigò perchè la coltivazione della pianta in occidente potesse avere successo, inviando parte dei semi raccolti ai giardini del sud Europa che, situati in una fascia climatica più calda, avrebbero fornito alla pianta un ambiente più adatto in cui crescere.

Oggi sappiamo quanto egli avesse ragione: la pianta ci ha effettivamente regalato una discendenza di una bellezza singolare. Successivamente alla scoperta di H.Collett e Sir Watt, W. Hancock e A. Henry segnalarono la presenza della pianta in Mengtze, Yunnan, a sud-ovest della Cina; in questo caso gli esemplari presentano fiori bianco puro, con una circonferenza di 15 pollici (40 cm circa).

A questo punto solo il tempo avrebbe potuto sciogliere l'incognita che più indispettiva questi uomini: la pianta sarebbe sopravvissuta in un habitat differente da quello di origine? Si sarebbe congiunta facilmente con le rose occidentali? Una risposta affermativa, sapevano, avrebbe significato un nuovo universo di varietà.