Scrivere, il prato di casa mia
Mi sono sempre piaciuti i prati.
Mi piacciono quelli verdi, rasati, puliti; mi piacciono i prati pieni di fiori; mi piacciono i prati naturali; mi commuovono quelli di montagna; mi sorprendono quelli in riva al mare; mi attirano quelli selvaggi.
Mi piace camminare sul prato; mi piace il profumo dell'erba appena tagliata; mi piace sdraiarmi sul prato; mi piace guardarlo; mi piace toccarlo.
Faccio fatica a pensare alla natura senza prati e faccio fatica a pensare a un giardino senza un prato.
Eppure fare un prato è cosa impegnativa e costosa.
Diserbare, lavorare il terreno, togliere i sassi, aggiungere sabbia, aggiungere torba, rilavorare il terreno, scavare per i tubi di irrigazione, coprire, ammendare, spianare, affinare, concimare, scegliere il miscuglio di semi giusti, seminare, annaffiare.
E finalmente ecco apparire le piantine, esili e timide, promessa di un parto verde.
Crescono, si infoltiscono, diventa un prato.
Poi comincia il vero lavoro: irrigare, tagliare, concimare, rullare, scarificare, rastrellare, raccogliere, rifinire, arieggiare, pulire, carotare, riseminare, sabbiare, proteggere, controllare.
Lavoro continuo, assiduo, ripetitivo.
Finalmente il prato: fitto, verde, bello. La coltura specializzata di due o tre piante diverse ha avuto successo. Posso camminarci a piedi nudi, sdraiarmi, sentire il profumo, guardarlo e ammirarlo.
Ha perso la biodiversità, i semi delle vagabonde non riescono più a germinare, nessun fiore, nessuna pianta estranea, solo un esercito di due o tre piante tutte uguali.
Un artificio verde.
A casa mia non voglio questo prato, voglio il prato di casa mia. Non diserbo, non lavoro il terreno, non lo affino, non tolgo ne aggiungo, non semino.
Lascio che arrivino le vagabonde, sono tante, diverse, fioriscono, profumano, sono solo quelle che si trovano bene, adatte al clima e al terreno e mi regalano il prato di casa mia con i suoi pregi e i suoi difetti.
Taglierò solo qualche striscia per avere dei percorsi. Lascerò che le vagabonde fioriscano per poi andare a seme, proteggerò la loro capacità di ibridarsi, di differenziarsi e di adattarsi a casa mia.
Arriveranno le farfalle, gli uccelli, i piccoli roditori, insomma ci sarà la vita in tutte le sue manifestazioni.
Roberto, Montagnana 4 ottobre 2013