Il Riccio e la Rosa

Una giuntura, telis... acutis, unisce la rosa al riccio: incontrata al v. 2 di Rosa, compare sempre al v. 2 e nella stessa sede metrica nell'enigma di Simposio 29 Ericius, collocato all'interno del piccolo "bestiario" che si viene a formare nella raccoltaxxix. Ma a suggerire l'accostamento del riccio alla rosa sono anche i modi della costruzione testuale, in particolare l'uso delle fonti e la creazione di immagini anomale rispetto a quelle tradizionali discontinuità nella proposta di temi e immagini rispetto alla tradizione, in particolare quelle riguardanti i discontinuità che nei casi considerati qui si origina proprio dalla funzione che si attribuisce ai tela acuta:

ERICIVS

Plena domus spinis, parui sed corporis hospes,
incolumi dorso telis confixusxxx acutis;
sustinet armatas segetesxxxi habitator inermis.

Il riccio

La casa è piena di spine, ma l'ospite è di piccola corporatura,
trafitto nel dorso incolume da frecce appuntite;
regge una moltitudine armata l'abitante inerme.

È nella letteratura cristiana che l'animale è designato dal sostantivo ericiusxxxii, a fronte dei classici erinaceus ed echinusxxxiii. Le descrizioni del riccio nei padri della Chiesa si soffermano sulla peculiarità degli aculei, e lo presentano per questo motivo come animale armato: Ambr. hex. 6, 4, 20 spinis suis clauditur atque in sua se arma colligit, ut quicumque eum contingendum putauerit uulneretur; Hier. in Soph. 2 animal spinosum et plenum sentibus et uulnerans quidquid contigerit; Cassiod. expos. in psalm. 103, 18 Herinacius uero est quem uocamus hericium, animal omnino timidum, natura prouidente semper armatum. Come armato è presentato anche l'istrice in un carme di Claudiano (carm. min. 9, Histrix) dedicato a questo animale che la peculiarità degli aculei accomuna al riccio: cfr. vv. 10-12 stat corpore toto / silua minax, iaculisque rigens in proelia crescit / picturata seges; 17 s. sed non haec acies ritu siluestris echini / fixa manet. Il carme si dilunga poi sulla strategia bellica dell'istrice fino al verso 43 unum animal cunctas bellorum possidet artes, per poi concludere che da questo animale 'sagittifero' hanno tratto insegnamento nella guerra Cidoni e Parti.
Nell'enigma di Simposio il primo verso riprende i luoghi topici del riccio come animale spinoso e di piccola corporatura. È nel secondo e nel terzo verso che l'enigma connota il riccio in modo anomalo rispetto all'immagine tradizionale di animale "armato": il v. 2 gioca sull'apparente contraddizione dell'incolumità (incolumi dorso) nonostante la trafittura di frecce appuntite (telis confixus acutis); il v. 3 definisce eplicitamente il riccio disarmato (inermis è in posizione di rilievo, alla fine dell'epigramma), ma capace di sostenere (sustinet) nuvole di dardi, armatas segetes. Questa connotazione di passività rispetto alla armata seges dei dardi suggerisce l'immagine di un essere vivente trafitto, immagine sostenuta dalla memoria poetica dell'episodio virgiliano di Polidoro (Aen.3, 45 s.), di cui quella di Simposio è ripresa anche lessicale:

nam Polydorus ego; hic confixum ferrea texit
telorum seges et iaculis increuit acutis.

Cinorrodo di R. fedtschenkoanaCinorrodo di R. fedtschenkoana

L'anomalia della rappresentazione simposiana accostata all'immagine di un uomo riempito di dardi, e pur tuttavia incolume, a quella del riccio (solitamente rappresentatao come armato) ha soltanto un altro riscontro, ancora una volta di ambito cristiano e di argomento agiografico: nella Passio Sebastianixxxiv (Ps. Ambr. Seb. 85, PL 17 col. 1148) il martire, fatto bersaglio dei sagittari per ordine di Diocleziano, è esplicitamente paragonato a un riccio:


Tunc iratus Diocletianus iussit eum duci in medium campum, et ligari quasi signum ad sagittam, et iussit ut sagittarii eum figerent. Tunc posuerunt eum milites in medio campo, et hinc inde eum ita sagittis repleuerunt, ut quasi hericius ita esset hirsutus ictibus sagittarum.